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Il filo di Simo per sconfiggere la depressione

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Un’anno fa una delle persone più importanti della mia vita, mio fratello, si è tolto la vita.
 Ho 23 anni e ho provato uno dei dolori più grandi che si possano provare.
 Se ripenso a tutto quello che è successo ancora non ci credo, ogni giorno mi chiedo se è solo un lungo e terribile incubo e se prima o poi mi sveglierò. Ma poi mi rendo conto che purtroppo questo non succederà mai. Per me ora Non esiste “Né prima né poi” ma casomai solo “un prima e un poi”. Prima.
 Simo era un ragazzo come tanti altri, pieno di passioni e amici, sempre entusiasta, in movimento e divertente. Ogni tanto Ci litigavo per cose stupide, come si litiga tra fratelli, ma lui era un fratello buono e generoso, protettivo e imprevedibile ma avevamo un bel rapporto insomma.
Ero convinto che non ci saremmo mai persi e che avremmo continuato a crescere insieme, a starci vicino.
Poi.
Simo ha iniziato a soffrire di depressione a metà del 2020 dopo il primo lockdown e nel giro di qualche mese ha perso totalmente la voglia di sorridere, alzarsi, camminare, pescare, ridere, sognare, ha perso totalmente la voglia di vivere.
Io lo vedevo stare male ma non sapevo cosa fare. Mi sentivo impotente. All’inizio non riuscivo nemmeno a capire che cosa gli stesse capitando. Diceva cose che non aveva mai detto. Faceva cose che non aveva mai fatto. Non riuscivo a mettere a fuoco cosa lo facesse stare così male. Cercavo inutilmente una causa esterna, un lavoro saltato, un amore finito, un amico cambiato e Ingenuamente Gli dicevo: “Dai cerca di reagire sono cose che succedono a tutti” anche se mi rendevo conto che lui non riusciva più a sentire. Tutte le nostre parole piene d’amore gli rimbalzavano addosso anche quando lui le voleva trattenere. Paradossalmente però allo stesso tempo avevo la sensazione che sentisse troppo tutto. Stava sempre e solo male.
Non era più lui.
Prima.
Non conoscevo la Depressione, come sta chi ne soffre e nemmeno chi sente soffrire in questo modo una persona che ama. Era una cosa molto lontana da me, molto lontana da noi. Io e Simo siamo cresciuti in una famiglia normale, con due genitori normali cosi come tutto il resto della mia famiglia. Poi.
Simo ha iniziato a stare male.
All’inizio non capivo, non capivamo e allora abbiamo cercato di dare una spiegazione a tutto quel dolore.
Dopo una serie di “crisi” e il ricovero in psichiatria abbiamo quindi faticosamente capito che Simo soffriva di Depressione e di una leggera forma di bipolarismo.
I sintomi tipici della depressione sono: Umore cupo, perdita di interesse, vuoto interiore, apatia, disturbi del sonno, inappetenza, profonda tristezza e avvilimento, chi ne è colpito perde interesse per quanto gradiva in precedenza.
La causa non era esterna ma di esterno potevano esserci solo dei fattori scatenanti (un lavoro saltato, il lockdown…).
Simo voleva smettere di soffrire e anche se si vergognava da morire ha deciso di farsi curare. Si, provava tremendamente vergogna perché, per lui (e secondo lui per tutti), andare dallo psicologo o dallo psichiatra era da “pazzi” e lui non era pazzo. Infatti non era pazzo ma non capiva, non riusciva a capire che a soffrire come lui di Depressione nel mondo sono milioni di persone, una persona su cinque e che rivolgersi ad un medico è necessario, fondamentale e soprattutto normale. Di conseguenza Non sapeva, non poteva sapere che di Depressione si può davvero guarire.
Era in cura da uno psichiatra e da un psicologo. Ha lottato con tutto se stesso. Ci ha provato con tutto se stesso e proprio quando sembrava potesse stare meglio invece ha deciso di smettere di soffrire e soprattutto di farci soffrire perché lui era convinto di essere diventato solo un peso per tutti noi.
Prima.
Ero convinto che niente e nessuno avrebbe potuto dividere me e Simo e di sicuro non potevo immaginare che cosa fosse la Depressione.
Poi.
Sono onestamente convinto che niente e nessuno ci dividerà, se non solo fisicamente. Noi siamo fratelli, lui è dentro di me e vivrà attraverso i miei ricordi. Adesso però so che raccontare di Simo, di noi, forse può aiutare qualcuno che soffre di Depressione a chiedere aiuto, senza provare vergogna perché non c’è davvero nulla di cui vergognarsi, è come essere malati di cuore e curandosi si può continuare a ridere, vivere e sognare.

Io e la mia famiglia abbiamo dato vita ad un’associazione che si chiama “il filo di Simo” e ha l’obiettivo di esserci per chi sta vivendo un momento di difficoltà psicologica. E di farlo offrendo ascolto, presenza e un aiuto professionale.
Andare dallo psicologo non è da pazzi, fa bene alla mente e al cuore.
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